Ah, la piegatura della lamiera…
Quel lavoro che racchiude un’arte vera e propria
e che impiega migliaia di silenti operatori, i quali, volenterosi e appassionati o meno,
si apprestano ad interpretarla come meglio credono o come meglio possono.
Tutto il loro bagaglio deriva quasi sempre dall’insegnamento “fai da te” degli operatori anziani, spesso autodidatti, che regalano tra le virtù anche una lunga serie di incolpevoli vizi ed errate convinzioni.
La necessità fondamentale degli operatori alle macchine utensili è quella di uniformare e snellire la lavorazione della lamiera, che così spesso si tramuta nella “vampira” delle risorse aziendali.
Un pezzo errato, un disegno poco chiaro o più subdolamente un processo desueto e divenuto un assioma che moltiplica inutilmente ed enormemente le tempistiche e conseguentemente i costi.
Il mercato ha fame di piegatori capaci, in Accademia lo possiamo constatare quasi tutti i giorni. Ma un piegatore si può dire completo solo quando oltre a saper fare dei pezzi complessi, sa aprire lo sguardo a monte e a valle della catena produttiva.
Inutile fare cataste infinite di pezzi piegati sui bancali se poi il saldatore di turno deve andare a cercarseli con l’aiuto del soccorso alpino, ad esempio.
Non parliamo poi di quanto è deleterio migliorare un procedimento e tenerselo tutto per sé, o peggio ancora non usufruire per orgoglio di quelli migliorati da altri (magari più giovani).
La piegatura della lamiera è una lavorazione complessa che non solo richiede una buona formazione di base degli operatori, ma richiederebbe anche il miglioramento degli uomini.
Non lasciamo che la piegatura venga solo vista come una vampira di tempo, denaro e umiltà; dobbiamo fare in modo che rimanga un’arte, e come tale è meritevole di essere imparata, discussa, ma soprattutto condivisa.
Quindi per leggere e magari discutere assieme del mondo della piegatura della lamiera, puoi: