Chiunque sappia o abbia letto qualcosa sulla “lean manifacturing” conosce perfettamente quali sono i pilastri che governano tale approccio al mondo del lavoro.
Molte logiche vengono riviste, molti assiomi vengono ribaltati sull’onda di un fondamento comune che costringe ad aprire la mente ed a vedere ampio.
Senza andare ad indagare sui metodi e sulle storie dei precursori illustri delle molteplici discipline inerenti all’aumento della qualità e dell’efficienza è, tuttavia, interessante citare il celebre “cerchio di Ohno”.
Si tratta di una tecnica semplice quanto efficace che educa al ripensamento dei processi attraverso l’individuazione degli sprechi, mostrando quanto sia importante sapersi “distaccare” dalle proprie abitudini mettendosi idealmente in un punto da cui poter godere di una panoramica estranea e nuova grazie alla quale sia possibile cambiare prospettiva e valutare aspetti ovvi ma ignorati fino a un attimo prima.
Ohno, per la cronaca, è stato un celebre e venerando manager della Toyota che soleva educare i nuovi team leader facendoli rimanere ore ed ore in piedi all’interno di un cerchio da lui tracciato a terra con un bastone.
L’ordine era:
“Guarda e osserva tutto ciò che vedi che può essere migliorato. Senza uscire.”
Voglio estendere il concetto al mio mondo, quello della pressopiegatura.
Molto spesso incontro operatori molto bravi ed appassionati, ma che, per una mancanza di consapevolezza, trascurano il metodo.
Mi spiego:
oggigiorno il piegatore bravo non può più essere solamente colui che porta a termine un pezzo esatto e di buona qualità.
Il mercato oggi richiede anche una certa capacità di “problem solving” e di una forte attitudine all’ottimizzazione dei processi, per lo meno nelle realtà dove le lavorazioni sono formate da piccoli lotti eterogenei e con consegne al cardiopalmo (come la maggioranza di quelle italiane).
Ecco che il piegatore bravo deve essere necessariamente colui che termina un lavoro fatto bene nel giusto tempo, sbagliando il meno possibile e con l’intimo impegno di migliorarsi di volta in volta.
Diciamo che l’era dello “schiacciapedali” è quasi finita.
Si, ma da dove iniziare?
Grazie alla fortuna di aver lavorato anni sulle macchine piegatrici, so per certo che ci sono margini di miglioramento che sono enormi da un punto di vista strettamente operativo; miglioramento che deve andare di pari passo con quello dell’organizzazione della gestione aziendale.
Per questo nei corsi di Accademia della Piegatura mi concentro anche sugli aspetti strettamente operativi che concorrono con una maggiore qualità ed efficienza, senza cambiare una virgola!
Quindi ecco alcuni punti che, se seguiti correttamente, possono ridurre la durata delle lavorazioni in modo drastico:
1. ECCELLENZA DAVANTI ALLA PRESSA:
l’operatore deve tenere pulita e in perfetto ordine la zona di lavoro
Non si tratta di togliere tutti i confort ai lavoratori, ma di fare un salto in produzione e mettere a posto le cose, magari con l’aiuto di un elettricista e inserendo una placca in più, col vantaggio di eliminare il rischio di inciampo.
Niente cartacce, men che meno disegni sparpagliati: ad ogni tipo di pezzo corrisponde uno e un solo disegno che lo accompagna fedelmente nella lavorazione successiva.
2. SOLO CIÒ CHE SERVE
Quindi, perché avere l’intero carrello Beta rovesciato tra i piedi se usate, verosimilmente: una chiave a Brugola dell’8, un goniometro, una squadra (magari fatta apposta, come quella che fornisco nei corsi “Professional”) un martello (il miglior amico del piegatore) e un calibro?
Consiglio spassionato è di fare un quadretto dove appendere solo ciò che serve per ogni macchina e un altro con gli attrezzi meno usati (magari in comune anche con altri operatori). Ovvio che poi tutto va rimesso in ordine nell’unico posto dove deve stare.
3. LAYOUT INTELLIGENTE
Avvantaggiati dallo spazio aumentato grazie all’ordine ed alla pulizia esaminata nel punto 1, abbiamo modo di parcheggiare i pezzi in modo intelligente.
Per fare ciò si devi:
– innanzitutto individuare le fasi di lavorazione
– quindi scegliere una zona di carico e una di scarico che facciano compiere meno spostamenti possibili e meno movimenti innaturali possibili
Che piegatore sono se faccio 100 pezzi benissimo ma, oltre a piegare, faccio la maratona di New York?
Ricordiamoci che un piegatore è un operaio altamente specializzato che crea valore solo quando piega, quindi non quando passeggia…
Le zone di carico e scarico possono cambiare di dimensioni, forma, quantità (per fasi intermedie, ad esempio), organizzare gli spazi in base alle lavorazioni sta alla fantasia unita all’esperienza dell’operatore.
Si tratta di un piccolo studio preliminare che, a fronte di pochi minuti di pianificazione, può far risparmiare notevoli sprechi.
4. OTTIMIZZAZIONE DEI PROGRAMMI AL CNC
Ad esempio, scegliendo una sequenza di lavoro che mi risparmi pieghe riprese, rotazioni o altro, poi l’abbassamento del punto morto superiore che fa evitare centinaia di corse a vuoto con conseguenti sprechi di tempo.
Ad esempio impostando la modalità per gli scatolati che mi consente una discesa veloce della traversa fino al punto di cambio velocità.
5. Qualità
Per questo ho voluto creare una “Check-list” per gli operatori fatta da semplici procedure che consentono di evitare gli errori e di aumentare la produttività, senza dover pagare un Euro mantenendo ciò che di buono già esiste in azienda.
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Se desideri approfondire questo argomento o qualsiasi altro aspetto della piegatura della lamiera puoi fare ben 5 cose:
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