
Quando cominciai a fare il piegatore ormai vent’anni fa, pensavo che l’unico modo per piegare la lamiera fosse quello che adottavo io con la mia pressa…
Il concetto, come dico spesso, è molto semplice: una matrice e un punzone che si avvicinano danno la deformazione desiderata.
Tuttavia, come tutte le cose semplici e “povere” di regole e procedure ferree, la presso piegatura presta il fianco a innumerevoli interpretazioni ed è così che accade che l’operatore esperto riesca a “tirare fuori” anche da una macchina obsoleta un’opera d’arte.
Nella mia realtà raramente si sentiva parlare di una tecnologia molto differente e svolta con macchine estremamente più complesse e costose, ma in ogni caso si chiudevano sempre le questioni con un “Sì vabbè, ma tanto sono per i grandi lotti.” oppure con un “Sì vabbè, ma tanto sono costosissime e solo per chi fa pezzi semplici e spessori finissimi.” o addirittura “Sì vabbè, ma ci vuole un sacco per attrezzarle, per questo fanno un solo prodotto per anni.”
Personalmente la prima volta che ebbi l’occasione di imbattermi in quella tecnologia e nelle pannellatrici, ossia le macchine che la adottavano, fu durante un’edizione della fiera Lamiera a Bologna e rimasi stupefatto. Osservare piegare pezzi sempre diversi con una sorta di “pianoforte per lamiera” era davvero un incanto.
Considerazioni con le tecnologie attuali
La grande differenza tra le due tecnologie è, di fatto, il sistema di fondo.
La pannellatrice è, così come la piegatrice a bandiera, una macchina che sfrutta la tecnologia della “piegatura tangenziale”.
Ciò significa disporre di un premi-lamiera che mantiene il foglio in posizione e un dispositivo che modifica il lembo che rimane internamente alla macchina.
La piegatura mediante pressa piegatrice, invece, è quella denominata “a tre punti” in quanto, soprattutto nella modalità cosiddetta “in aria”, la lastra subisce la deformazione appoggiandosi sui due lati della V e sul raggio del punzone.

Senza fare nomi, è innegabile che una buona parte della tecnologia di pannellatura oggi presente sul mercato trae le sue origini dalle geniali intuizioni di un imprenditore veneto che ha permesso la nascita di un importantissimo indotto a livello mondiale circoscritto nel raggio di una cinquantina di chilometri.
Dal libro sulla storia della sua azienda, pare che l’intuizione di piegare la lamiera con quel sistema particolare sia nata osservando una cesoia che tagliava male… probabilmente siamo nel campo della leggenda!
La verità è che oggigiorno le pannellatrici hanno raggiunto un livello di tecnologia e gestione che le ha rese infinitamente più flessibili e adatte anche alle aziende che lavorano lotti più piccoli.
Adesso le pannellatrici si cambiano gli utensili da sole, effettuano lavorazioni complicatissime e difficilmente raggiungibili con una piegatrice tradizionale.
Il tutto coadiuvato da CAM che sono in grado di trovare le migliori soluzioni di esecuzione in tempi davvero ridotti.
Perché una o l’altra?
Le analisi da effettuare quando si intende acquistare una pannellatrice devono essere svolte in maniera approfondita e tenendo conto di molte variabili a partire da qual è il tipo di azienda in cui si opera e quali articoli vengono fatti.
Le aziende che producono pannellatrici hanno sempre al loro interno dei tecnici specializzati e molto preparati negli studi preliminari e di fattibilità.
Di fatto, la prima domanda da porsi è:
“Siamo terzisti o abbiamo un prodotto nostro?”
Nel secondo caso è interessante sfruttare la possibilità di ingegnerizzare gli articoli tenendo presente la tecnologia di piega.
Studiare nuove soluzioni, semplificare il processo, sono tutte attività molto appassionanti che possono abbattere il tempo del ritorno dell’investimento pur essendo più complesso cosificarne i benefici.
Un’altra domanda è:
“Che tipo di prodotto lavoro maggiormente?”
Può sembrare banale, ma la pannellatrice è imbattibile… nei pannelli!
Cioè, tutti quei pezzi che non hanno spessori troppo elevati (indicativamente 3-4mm di solito), con un’ampia superfice e dei lati piegati. Più i prodotti che si trattano sono di questo tipo, più la pannellatrice può riservare delle soddisfazioni.
La piegatrice viceversa è ottima per il lotto ridotto, gli spessori più elevati, i prodotti difficilmente manipolabili. Ad esempio, le “staffe” di qualsiasi forma, spessore o dimensione, trovano nella pressa la migliore soluzione di piegatura.
Considerazioni uomo-macchina
Quando si parla di tecnologie ci si scorda spesso delle persone che poi tali tecnologie dovranno far funzionare…
Ora, considerata la difficoltà che caratterizza la produzione della propria azienda, è abbastanza condivisa l’idea che nella pannellatrice l’operatore possa essere meno specializzato rispetto a quanto avviene con la pressa piegatrice. Un po’ come avviene per il taglio laser, in cui l’uomo gioca un ruolo meno fondamentale rispetto alla macchina.
Ovviamente, poi, non significa che l’affinamento e la conoscenza dell’operatore si riduca in poche settimane, anzi, non basta una vita intera per conoscere tutti i segreti della gestione delle tecnologie con cui si lavora. È pur vero, però, che con la pannellatrice si diventa operativi prima che con la pressa piegatrice.
Due tecnologie alleate per una flessibilità senza eguali
Spesso quando c’è la passione o un tornaconto commerciale si estremizzano i vantaggi di una soluzione rispetto ad un’altra. Tuttavia, la convivenza tra pannellatrice e pressa piegatrice non solo è quasi sempre “pacifica” in azienda, ma addirittura molto collaborativa.
Molte realtà hanno optato per l’adozione di entrambe le tecnologie per dare una risposta più flessibile possibile e completa alle esigenze del mercato.
In alcuni casi, poi, a causa della peculiarità degli articoli prodotti, le due macchine vengono messe in serie nella filiera. Ad esempio, quando le presse piegatrici terminano ciò che rimane di una lavorazione su un pezzo che non può essere realizzata in pannellatura per i limiti della macchina o del processo.
Conclusione
Il confronto tra pressa piegatrice e pannellatrice non deve necessariamente sfociare in una scelta netta e definitiva. Al contrario, comprendere le peculiarità di entrambe le tecnologie permette di valorizzarne i punti di forza e compensarne i limiti, a tutto vantaggio della produttività e della qualità del lavoro. In un contesto produttivo moderno, dove la flessibilità è una risorsa strategica, l’integrazione di questi due sistemi rappresenta non solo una scelta tecnica, ma anche una visione industriale capace di rispondere con efficacia alle sfide sempre più complesse del mercato.
Articolo focus pubblicato sulla rivista Lamiera edizioni Tecniche Nuove Marzo 2022.
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